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Apertura Mufar




Il “Mufar”, museo ipertecnologico e multimediale delle Reali Ferriere Borboniche e della Fabbrica d’Armi, è unico in Italia nel suo genere.

Il suo obiettivo è quello di raccontare, attraverso un virtual book, cosa c’è dietro a quei ruderi, la loro storia, la popolazione, il lavoro degli operai, la loro vita e il legame col territori. Il tutto con una grande attenzione verso il fascino del passato. Nuovi spazi multimediali, tablet, pannelli interattivi 3D, filmati, ricostruzioni virtuali, itinerari didattici per le scuole, ricostruzioni olografiche e tutto quello che la tecnologia avanzata offre, fanno di questo polo museale un centro di avanguardia per lo studio della storia borbonica, del decennio francese e della archeologia industriale.
Il risultato di questa operazione culturale è una comunicazione diretta al visitatore attraverso un sistema di rappresentazione dei contenuti museali coinvolgente ed emozionante. Il turista, grazie al Mufar può ad affrontare un viaggio immaginario nella storia e nella cultura del 1850, vedere come veniva lavorato il ferro, riscoprire antichi suoni e come si viveva a quel tempo; questo è la base del progetto di un museo diffuso di cui fa parte tutto il paese delle Reali Ferriere dove ogni casa, ogni elemento sono tessere di un domino che ha come minimo comune denominatore la riscoperta della storia mongianese e di quello che per un certo periodo di tempo rappresentò una polo siderurgico di produzione bellica e civile di notevole importanza in ambito europeo.

Ad aprire la cerimonia d’apertura il sindaco di Mongiana, Bruno Iorfida, che il progetto lo ha fortemente voluto e che ha creduto senza alcuna esitazione nella sua imponente realizzazione, perché l’ambizione è una: questo museo dovrà diventare il fiore all'occhiello di quel turismo culturale e archeoindustriale di cui Mongiana è portavoce. Il tutto grazie al Finanziamento concesso dalla Regione Calabria dall'ex assessore alla cultura Mario Caligiuri e l'impegno dell’ex primo cittadino di Mongiana Rosamaria Rullo. Il sindaco Iorfida insieme al deputato, Bruno Censore, hanno accolto la principessa Beatrice di Borbone che ha fatto tappa nuovamente a Mongiana per assistere all’apertura di questo importante polo museale e che si è detta «commossa per l’accoglienza questo - ha detto riferendosi alla Fabbrica d’Armi e la Fonderia – è un esempio di quello ch’è stato fatto in quel periodo». «Mongiana è storia, bellezze naturali e cultura – ha detto il sindaco Iorfida – essa rappresenta il vero volano di sviluppo del territorio. Tutto è frutto di un progetto europeo preso dalla nascita e oggi, dopo tanto lavoro, finalmente va in porto. L’altra parte del finanziamento è stata concentrata sugli scavi archeologici delle fonderie dove siamo rimasti sorpresi delle eccezionali scoperte che questi lavori ci hanno riservato, restituendoci strutture del passato di cui  non immaginavamo l’esistenza».

Nate nel 1771 sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone, ma entrate a regime dieci anni dopo, le ferriere di Mongiana furono prevalentemente adibite alla produzione bellica e attive nel campo dell’ingegneria civile. Dai loro altiforni, infatti, uscirono i ponti sospesi di ferro sui fiumi Garigliano e Cadore (i primi nella Penisola, 1825-28), così come pure le rotaie della prima tratta ferroviaria italiana Napoli-Portici (1839). Con la restaurazione, dopo il Congresso di Vienna del 1815, per il polo siderurgico di Mongiana si avviò un periodo di crisi dalla quale si risollevò temporaneamente poco prima dell’Unità d’Italia. Il nuovo governo unitario decise il declino delle Reali Ferriere Borboniche che furono inizialmente vittima di carenze di finanziamenti e di un calo di produzione sempre più marcato, e successivamente della definitiva disfatta attraverso la vendita al pubblico incanto.
L’asta pubblica si tenne a Catanzaro il 25 maggio 1874 e l’offerta più alta - un milione di lire - fu di Achille Fazzari. Ferriere chiuse gli operai specializzati dovettero emigrare e andarono ad arricchire le acciaierie del nord molto meno sviluppate ma privilegiate da un governo colonizzatore che trattò il Sud come una colonia a cui vendere i prodotti. Ora la rinascita sotto un’altra veste, una nuova vita e un nuovo futuro, fruibile e tutti e tutto da vivere.

Fonte: http://www.ilredattore.it